C’era un Montepulciano, un Cerasuolo e un Trebbiano
Ho avuto il piacere di mettere mano a dei vini della mia terra abruzzese. Eremo aveva una esigenza da comunicare: la sua linea di vini veniva distribuita nei supermercati e doveva dire di essere di buona qualità
ma a un buon prezzo e questa ultima caratteristica non doveva essere messa in secondo piano, perché è un vino che vuole arrivare a tutti e nelle situazioni più amichevoli. Ma non finire in padella.
Il briefing
“Dunque, da dove partiamo?”
Spesso nella realizzazione di vini e oli c’è una forte esigenza di comunicare qualcosa di molto personale che ha a che fare con le radici del cliente, con qualche suo avo che vuole giustamente omaggiare: il loro modo di rendere immortali delle persone a cui tenevano. A volte avviene con ritratti, a volte riprendendo i nomi, altre ancora ritraendo la casa di famiglia. Come è accaduto in questo caso.
Nel difetto il pregio
Avevamo a disposizione una foto sgranatissima. All’epoca non esistevano tecnologie come quelle attuali ad esempio di illustrazioni. Tuttavia “quando la corrente è staccata” ho la mia mano, poi ritoccata in photoshop . Allora ho usato il difetto per renderlo un pregio: illustriamo la casa in maniera non chiarissima, pochi segni come un ricordo vago.

Qui le prove di stampa

Le parole chiave IN e OUT da comunicare in grafica
Le parole chiave raccolte ascoltando il cliente dunque erano queste: minimalismo, economia, friendly, un tocco che accenna la qualità.
I messaggi invece sono: vino da supermercato, tuttavia niente male, un richiamo alla tradizione di famiglia.
Tutto questo potrebbe riversarsi in qualcosa di estremamente minimale a discapito del secondo messaggio: il vino tuttavia non è affatto male. Come fare in questi casi? Ho optato per scegliere pochi elementi, dei fregi stampati a caldo in oro e scegliendo una carta paglierina emozionalmente molto umile.


